new tra news

Ci sono delle notizie però che feriscono particolarmente.
E il fatto che dicono tutta l’infelicità  del vivere comune.
Non c’è aggressioni, non c’è violenza, non c’è tutto quel clamore che circonda cronache diverse e per questo sono più significative..

Sono tedeschi non sono Rumeni o negri e quindi non si può suonare la grancassa del "dagli all’untore".
Una famiglia tranquilla all’apparenza.
Il tutto avviene nella normalità più banale, come nelle tragedie vere: sedersi a mangiare una pizza, uscire per fumare una sigaretta e sparire, lasciando i tre bambini.
Sparire nel nulla, i bimbi  affidati ai servizi sociali in attesa di una nonna tedesca che venga a riprenderli.
Poi esce l’angoscia reale di quella apparente normalità:
erano arrivati ad Aosta lasciando l’auto senza benzina alla periferia, una notte passata in un albergo dove sono arrivati senza bagagli e con carte di credito scadute.
Pare che i due avessero problemi e economici e di tossicodipendenza, almeno così dicono i media, pare anche che avessero propositi suicidi.
Va sapere cosa è vero e cosa no.
Li hanno ritrovati nei boschetti che circondano la Dora ed ora ci sarà una conferenza stampa che ci spiegherà i motivi del fatto "strano".
Chi la visto? avrà un servizio in meno.
Viene spontaneo a me senza alcuna conferenza pensare al loro vagare tra i boschi, senza sapere cosa fare, alla loro disperazione, al fatto forse che non hanno avuto la forza di compiere un gesto estremo, perchè la volontà  di  vita è più
forte della non vita in cui si è costretti a passare i giorni.
In ogni caso come si concluderà non sarà una storia a lieto fine perchè in un mondo infelice è impossibile essere felici.
E così e chiaro come uno slogan o una frase fatta, è poi una realtà concreta.
vittoria

FdCA: G8 di Siracusa, contro la devastazione ambientale

G8 di Siracusa, Contro la devastazione ambientale, lotta di classe e autogestione popolare

Ce la faranno i nostri eroi, grandi statisti riuniti al G8, a conciliare finalmente profitto e difesa dell’ambiente?
Dalla prima rivoluzione industriale ad oggi si contano a migliaia i disastri ecologici provocati dalla sete di guadagno.
E’ vero che in questi ultimi anni, in Occidente, una maggiore sensibilità del cittadino medio ai temi ambientali ha costretto le imprese ad una maggiore attenzione ecologica. Anzi, nel circolo perverso inquinamento-disinquinamento, il Capitale ha trovato nuova linfa di profitto a spese della collettività. Nuove imprese ecologiche nascono in funzione delle bonifiche ambientali di pezzi di territorio inquinati da altre imprese, e nei PIL delle nazioni occidentali queste operazioni hanno percentuali sempre più importanti; tanto che ormai non si può quasi fare a meno di inquinare, pena la perdita di fette di produzione.

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Dalle mondine ai call center

In una metafora tra passato e presente: il modo di produzione capitalista segna oggi come ieri una frattura insanabile fra interessi degli sfruttati e quelli degli sfruttatori. Il sistema capitalista preme gli individui a trovare un ruolo in una produzione sociale che non gli appartiene. Mentre le borghesi escono dalle loro "prigioni dorate" per rivendicare un posto in Parlamento o nelle professioni maschili, milioni di contadine e casalinghe vengono spinte dal bisogno nella produzione su larga scala: la fabbrica, la filanda, la miniera, l’ufficio e il call center diventano i luoghi di una ulteriore forma di vessazione, dell’oppressione di classe. Questo secondo fardello, la storia ci ha insegnato che però, le ha sottratte dalla solitudine delle quattro mura, diede loro la possibilità di trovare altre compagne e compagni con cui ribellarsi alla propria condizione di sfruttate, diventare protagoniste della propria vita, spezzare la propria sottomissione all’uomo, insomma dare un colpo al patriarcato. Tutta l’esperienza delle lotte delle lavoratrici insegna proprio questo: alla lotta sul luogo di lavoro si accompagna sempre una crisi nella famiglia, in cui gli uomini vedono con sospetto il nuovo protagonismo femminile e le donne, presa fiducia nelle loro capacità, non tollerano oltre i soprusi e le ridicolizzazioni della loro figura da parte dei padri, mariti e fratelli.

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28 Marzo

Il 28 marzo 1980, durante un blitz dei carabinieri del generale dalla Chiesa, in un covo Br rintracciato su segnalazione di Patrizio Peci, in via Fracchia a Genova, furono uccisi: Annamaria Ludmann, Riccardo Dura, Lorenzo Betassa e Piero Panciarelli. L’irruzione avvenne che era ancora notte profonda, non ci furono arresti solo esecuzioni.

 

Tutto partì dalle delazioni di Patrizio Peci a Caselli e Dalla Chiesa, dopo che ufficialmente si era rivolto al comandante dei servizi segreti Incandela di Cuneo mentre era ancora nelle celle di isolamento successivo all’arresto coperto da due mesi.  Il clima era pesantissimo in tutto il Nord, e tutti noi compagni rivoluzionari dell’epoca capimmo immediatamente che era uno spartiacque, era iniziato il pentitismo e l’ancora più peggiore dissociazione che portò a breve molti arresti, persecuzioni giudiziarie spessissimo infondate e basate su teoremi inquisitori, l’obbiettivo distruggere tutto il movimento … La dinamica dei fatti

 

Baleno

Per coincidenza di date della nostra storia lo stesso giorno il 28 Marzo ma del 1998, nel carcere delle Vallette, veniva trovato morto impiccato l’anarchico Edoardo "Baleno" Massari. Tutto inizio il 5 marzo quando vengono arrestati tre anarchici: Silvano Pelissero, Edoardo Massari (Baleno) e l’argentina Maria Soledad Rosas (Sole).

La sera dello stesso giorno, poliziotti e carabinieri invadono l’Asilo Occupato di via Alessandria, distruggono ogni cosa, rompono vetri ed impianti igienici, pisciano sui materassi e procedono allo sgombero……I tre anarchici vengono posti in isolamento senza che venga loro comunicato di cosa sono accusati.
Il 7 marzo il giudice per le indagini preliminari Fabrizia Pironti conferma l’arresto con l’accusa di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art. 270 bis).
I Pubblici Ministeri Laudi e Tatangelo, veri registi dell’inchiesta affermano essere in possesso di prove granitiche e costruiscono un “castello accusatorio” alquanto improbabile, confidando nell’aiuto di quella sorta di circo equestre che è l’informazione mediatica di regime.
Proprio l’opera dei giornalisti, alla ricerca dell’effettismo esasperato si rivelerà infatti fondamentale nello screditare e demonizzare i gruppi anarchici vicini ai tre giovani, nell’enfatizzare il ritrovamento di prove che si riveleranno non essere tali, nell’indurre ad una sentenza di condanna l’opinione pubblica prima ancora che il processo sia iniziato.
Sabato 28 marzo all’alba, secondo la versione ufficiale, Edoardo Massari (Baleno) viene trovato agonizzante, impiccato con le lenzuola alla sua branda del carcere torinese delle Vallette.
Inquietanti le testimonianze degli abitanti delle case popolari antistanti il carcere che affermano aver sentito arrivare ambulanze e volanti a sirene spiegate già verso la mezzanotte.

Un saluto al compagno Michele

Nella notte fra il 22 e il 23 marzo è venuto a mancare, prematuramente ed improvvisamente  il compagno anarchico di Molfetta Michelangelo Depinto, i più in rete lo conoscevano come Mikscopa.
Voglio qui ricordare non solo il Michele informatico, il Michele che battagliava sempre in rete, perchè Michele è stato sempre  presente anche nelle lotte  del territorio, sempre fedele al suo ideale anarchico.
Michele detestava le mediazioni e le mezze misure sempre, non era il tipo che teneva il piede in due scarpe, era sempre coerente, sempre, e fedele alle sue convinzioni.
Michele sempre pane al pane vino al vino, coi suoi toni a volte esagitati, ma pieno di passione, Michele  che si metteva in gioco totalmente.

MICHELE SEMPRE CONTRO LO STATO CONTRO I PRETI CONTRO I PADRONI CONTRO I PARTITI.

Chi lo ha  conosciuto personalmente lo ha  stimato come amico e come compagno, perchè era un compagno ed un amico fantastico.

Qui a Viterbo tutti abbiamo appreso con dolore della sua perdita, perchè lo ricordiamo quando dalla Puglia venne per un presidio ed un corteo per i compagni arrestati per la Cervantes, era una situazione dura e difficile, era una situazione da cui tanti stavano lontani, Michele venne e prese il megafono nelle sue mani e gridava tutta la sua indignazione ,tutta la sua rabbia.

Qui a Viterbo  i compagni  anarchici lo ricordano così e alzano il pugno e le loro bandire nere in suo onore.

Le compagne e i compagni di Viterbo che hanno conosciuto il compagno Michele