Contro ogni carcere, giorno dopo giorno (1)

Dell’aurora (come un carcere che brucia)

in fondo alla strada c’e’ lo scheletro di un palazzo. opera interminata e interminabile. intorno allo scheletro ci sono sterpaglie ed enormi pozzanghere che gelando hanno imprigionato ogni sorta di schifezza… scorgi a meta’ buste di plastica e carcasse di animali morti. intorno e’ la neve, cristallina. l’unica cosa pulita, con il cielo sopra i rami spogli e incatramati…..
se la notte esci in strada a guardarti intorno riesci, qualche volta, a squarciare il velo dell’abitudine, dell’assuefazione che altrimenti ti attanaglia qui come in altri posti dove si accatastano vite piano su piano. senza soluzione di continuita’. senza omogeneita’. senza gioia. senza vita. vite senza vita. alveari di schiavi. inferni di zombi. ….
qui come in altri posti non servono le grate alle finestre. qui gli zombi hanno le cancellate chiuse dentro la testa. a mandate severe. evasione…? solo un sogno. e come sogno materializzato e venduto. spacciato, per la precisione. cosi’ corre ai ripari il sistema… anticipa anche l’idea dell’evasione…..
le guardie, gli operai, i disoccupati, i funzionari. ognuno e’ il carceriere dell’altro. e di se stesso, ovviamente…..
questo posto e’ un posto qualunque dove il carcere vive dentro le persone. ed un posto cosi’ e’ esportabile ad ogni latitudine etichettandolo come meglio si crede… lo si riesce a chiamare democrazia, o progresso, o libero mercato o addirittura liberta’…..
ma in realta’ e’ solo una galera. un carcere. e ne ha tutto l’aspetto per chi non e’ assuefatto alla prigionia e riesce a guardarlo per cio’ che e’…..
la mattina, quando arriva l’aurora, se ti trovi sulla porta e guardi verso la citta’, puoi vedere una luce potente rimbalzare d’improvviso sul ghiaccio e la nebbia, e correre poi su verso il cielo a sbattere contro le poche nuvole basse, per avvolgere ogni forma…..
e allora sembra che tutto vada a fuoco…..
quando capita cosi’, e’ il momento in cui anche questo posto sembra bello…..

“…bello come un carcere che brucia”

(dal blog al_pessimo_esempio)

Parigi – Bruno arrestato e incarcerato

Lunedì 20 dicembre Bruno è stato arrestato a Parigi.

A gennaio 2008 si apre l’inchiesta antiterrorista dell’”affare dei fumogeni”. Bruno è accusato di “trasporto e detenzione di prodotti incendiari o esplosivi”, per essere stato arrestato in possesso di fumogeni artigianali mentre raggiungeva la manifestazione davanti al CIE di Vincennes (leggi l’opuscolo tradotto dal francese “Cattive Intenzioni”).

A gennaio 2008 aveva già passato 4 mesi e mezzo di carcere preventivo, a luglio dello stesso anno decide di non sottoporsi più alle misure cautelari. Da allora viene emesso un mandato di cattura nei suoi confronti.

L’istruttoria avrebbe dovuto essere chiusa alla fine del 2010. Bruno per il momento è stato incarcerato nella prigione di Fresners (periferia di Parigi).

Libertà per tutti!
La solidarietà è un’arma!

Per maggiori informazioni:
Dossier “Mauvaises Intentions” : http://infokiosques.net/mauvaises_intentions
Quelques notes sur le contrôle judiciaire : http://infokiosques.net/spip.php?article717

Arte e Anarchia

L’arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana, sia singola che collettiva, che porta alla creazione di un’espressione estetica. Essendo una forma espressiva, è stata “utilizzata” per esprimere pensieri, critiche, proteste, stati d’animo ecc.

Mentre altri movimenti politici e sociali, hanno utilizzato l’arte come forma di propaganda, pur negli intenti di critica radicale della società, l’anarchismo invece ha sempre diretto il proprio interesse all’arte come fosse una vera e propria scelta e forma di vita, dove gli individui riuscissero a realizzare nel senso più ampio e liberatorio possibile le proprie prerogative dirette soprattutto a raffinare un gusto dell’"estetica" come esperienza autentica e originale dell’individuo. Un’estetica che, come si evince dalla sua radice greca "aistésis = sensazione, sentimento", fosse cioé legata al "sentire" ed alle sue molteplici forme.

 

Esistono varie e innumerevoli discipline artistiche: arte figurativa (Fotografia, Grafica, Pittura, Scultura, Videoarte, Computer grafica, Fumetto ecc.), cinema, musica, letteratura, teatro e arte concettuale.

L’arte come contestazione della società capitalistica
A partire dagli "anni 50-60" si sviluppa quel tipo di società capitalistica definita “di massa”, di cui le peculiarità principali sono: il consumismo, la pubblicità, l’omologazione e l’omogeneizzazione dei “gusti”, la mercificazione di qualsiasi valore.

Deriva da questa situazione l’affermarsi di quei "sottoprodotti pseudoartistici" che danno al consumatore l’illusione di avere a che fare con l’arte, ma, in realtà, altro non è che volgare banalizzazione della stessa.

In questa chiave va interpretato il lavoro del “sistema” industriale, oramai “impadronitosi” di buona parte dei prodotti artistici, volto alla “costruzione” di elementi mercificabili. Tale situazione è stata descritta dai situazionisti attraverso l’utilizzo del termine “recupero” (i sistuazionisti hanno usato il verbo “recuperation”), per esempio riferendosi al PunkRock.

Contro la progressiva mercificazione dei “prodotti” d’arte, gli artisti d’ispirazione libertaria (ma non solo questi) hanno assunto atteggiamenti radicali di contestazione, attraverso una varietà di modi (rifiuto dei normali canali di comunicazione, rifiuto di creare immagini o prodotti commerciabili, nuove tendenze artistiche ecc.) volti a scardinare le fondamenta del “sistema capitalistico”.

L’artista libertario

<<La forma di governo che si addice maggiormente all’artista è l’assenza di ogni governo>> (Oscar Wilde)

Le grandi epoche di risveglio culturale ed artistico sono coincise con quelle in cui predomina l’autonomia delle città e la loro riorganizzazione secondo metodologie federaliste. Per esempio l’arte nelle città greche e in quelle medioevali, nasce dal rifiorire della libertà dell’individuo, inserito in un contesto comunitario di “dimensioni più umane”.

Al contrario le epoche "tiranneggiate" dal pensiero e dall’azione politica autoritaria, vedono spesso un decadimento culturale o comunque una concentrazione dell’arte entro poche mani privilegiate (spesso al servizio dell’autorità).

“Figlio e padre della libertà”… l’arte è il simbolo della creatività illimitata dell’uomo e, nelle epoche tiranniche, della sua parte inalienabile, e dei suoi sentimenti d’amore e fratellanza. L’artista libertario rifiuta gli schemi preconcetti ritenendosi l’unico artefice delle proprie creazioni.

Il rispetto dell’arte non consente all’artista di sfuggire alle tentazioni iconoclaste degli eretici d’ogni epoca, nè all’odio irrazionale della “grande arte” o dell’“artista geniale” (Non è forse la grande opera l’emblema dell’autorità, del Principe, del Prelato? Il genio non è forse il simbolo delle privazioni delle masse, in favore dell’autorità?). L’artista, però, non pretende nemmeno di far “tabula rasa” in senso nichilista e nemmeno pretende l’eguaglianza omologante dell’uniformità.

Lo scopo dell’artista anarchico è quello di realizzare la pienezza dell’uomo, liberandolo dal peso della tradizione. L’artista libertario alimenta lo spirito di rottura utilizzando l’arte in connubio con l’anarchismo, tendendo all’emancipazione dell’uomodonna e della sua libera immaginazione. Ed è per questo che volge lo sguardo al futuro, all’utopia, interpretando le sue libere aspirazioni ed espressioni.

continua

Il muro bianco è repressione chiedetelo a UlriKe

Un filo nero lega la storia delle carceri speciali, nate come ulteriore prova di forza di un potere che non solo dimostra di detenere il monopolio della violenza fisica ma anche quello della violenza psicologica. Luoghi dove si pratica una tortura che spesso non lascia segni visibili, che si perpetua nel silenzio e nell’indifferenza anche di coloro che dovrebbero essere i primi a combattere per la loro distruzione. Da quel nove maggio 1976 in cui UlriKe Meinhof, militante della RAF, fu trovata "suicidata" nella cella del carcere speciale di Stammhein, per non dimenticare l’attualità delle carceri di tipo F in Turchia, del FIES in Spagna, dell’applicazione del 41bis in Italia, la tortura perpetrata nelle basi militari in Italia ed in Europa.

fonte corriere
A Rebibbia femminile, donne fuori dalle celle contro l’afa
Il cappellano attacca Alfano: «Costruirete nuovi ghetti»
Roma soffoca sotto una cappa di caldo e anche i detenuti soffrono le temperature vicine ai 40 gradi. Così giovedì mattina nel carcere di Regina Coeli è scoppiata la rivolta. Centinaia di uomini hanno iniziato a battere ritmicamente stoviglie e altri oggetti contro le sbarre delle celle. Alcune bomboletta di gas in dotazione ai fornelli da campeggio dei detenuti sono esplose.
IL DIRETTORE MINIMIZZA – La protesta dei detenuti contro il sovraffollamento e il caldo soffocante è cominciata poco dopo l’ora di pranzo nel carcere romano. Nel pomeriggio è proseguita e dalla terza sezione del penitenziario si è allargata anche alla sesta. Ma il direttore dell’istituto di pena, Mauro Mariani, minimizza.
«La protesta è più che altro di adesione e per il gran caldo – dice -: a Regina Coeli in questo momento non siamo in sovraffollamento». Mariani, attualmente è in vacanza, spiega che i detenuti sono meno di 900 e che il sovraffollamento si raggiunge oltre i mille. «Sono stato informato dal vice-direttore del carcere, Rosella Santoro – aggiunge -, che c’è stata una riunione e i detenuti hanno comunicato che la protesta della battitura si ripeterà stanotte dalle 22 alle 23, ma la situazione è abbastanza tranquilla».
ACCESSO LIBERO ALLE DOCCE – Nel frattempo, anche nel carcere femminile di Rebibbia, sempre a Roma, le detenute hanno chiesto e ottenuto – a causa del gran caldo – l’apertura delle celle non solo durante l’«orario della socialità» ma dalla mattina alla sera. Liberalizzato anche l’accesso alle docce.
MISURE ALTERNATIVE – Il Governo persegue invece la direzione opposta: «sicurezza – lamenta il cappellano di Rebibbia – mi sembra che attualmente significhi mettere il più possibile persone in carcere, tutte quelle che in qualche modo danno fastidio alla società libera. Per cui si sono penalizzate cose che non erano reati prima» e non si applicano le misure alternative già previste.
«A Roma – rileva don Spriano – abbiamo circa 2.500 detenuti e ne abbiamo 50 in semi-libertà; e poi più del 50 per cento dei detenuti non sono ancora condannati in maniera definitiva, non dovrebbero stare nemmeno in carcere», dove regna «la più assoluta apatia». […]
20 agosto 2009

Contro ogni carcere, giorno dopo giorno (1)

Dell’aurora (come un carcere che brucia)

in fondo alla strada c’e’ lo scheletro di un palazzo. opera interminata e interminabile. intorno allo scheletro ci sono sterpaglie ed enormi pozzanghere che gelando hanno imprigionato ogni sorta di schifezza… scorgi a meta’ buste di plastica e carcasse di animali morti. intorno e’ la neve, cristallina. l’unica cosa pulita, con il cielo sopra i rami spogli e incatramati…..
se la notte esci in strada a guardarti intorno riesci, qualche volta, a squarciare il velo dell’abitudine, dell’assuefazione che altrimenti ti attanaglia qui come in altri posti dove si accatastano vite piano su piano. senza soluzione di continuita’. senza omogeneita’. senza gioia. senza vita. vite senza vita. alveari di schiavi. inferni di zombi. ….
qui come in altri posti non servono le grate alle finestre. qui gli zombi hanno le cancellate chiuse dentro la testa. a mandate severe. evasione…? solo un sogno. e come sogno materializzato e venduto. spacciato, per la precisione. cosi’ corre ai ripari il sistema… anticipa anche l’idea dell’evasione…..
le guardie, gli operai, i disoccupati, i funzionari. ognuno e’ il carceriere dell’altro. e di se stesso, ovviamente…..
questo posto e’ un posto qualunque dove il carcere vive dentro le persone. ed un posto cosi’ e’ esportabile ad ogni latitudine etichettandolo come meglio si crede… lo si riesce a chiamare democrazia, o progresso, o libero mercato o addirittura liberta’…..
ma in realta’ e’ solo una galera. un carcere. e ne ha tutto l’aspetto per chi non e’ assuefatto alla prigionia e riesce a guardarlo per cio’ che e’…..
la mattina, quando arriva l’aurora, se ti trovi sulla porta e guardi verso la citta’, puoi vedere una luce potente rimbalzare d’improvviso sul ghiaccio e la nebbia, e correre poi su verso il cielo a sbattere contro le poche nuvole basse, per avvolgere ogni forma…..
e allora sembra che tutto vada a fuoco…..
quando capita cosi’, e’ il momento in cui anche questo posto sembra bello…..

"…bello come un carcere che brucia”

(dal blog al_pessimo_esempio)