Aldo Bianzino

Le politiche securitarie governative (nazionali e locali), dalla militarizzazione del territorio, alla presenza sempre più massiccia di telecamere, alle limitazioni al diritto di mobilità, sono forme del controllo contemporaneo con cui si tende ad uniformare comportamenti e stili di vita.
Queste situazioni ci riguardano tutte e tutti perché attivano meccanismi diffusi di repressione, alimentando ondate razziste e xenofobe, mentre si erodono progressivamente diritti dei singoli, precarizzati nella vita e nel lavoro, e sicurezza sociale.
Tali politiche, appoggiate da destra e sinistra, passano principalmente attraverso il corpo delle donne. Quello che si vuole è creare uno stato di paura diffusa e legittimare un controllo sempre più intenso e liberticida, che di fatto è un’espropriazione dei territori, dei corpi, delle nostre vite.

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Aldo Bianzino


La morte nel carcere di Capanne, per un pestaggio, di un falegname incensurato non fa indignare nessuno in questo Paese di MERDA? Il medico legale ha riscontrato quattro ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, due costole fratturate. Nessun parlamentare alza la voce per gridare di un cittadino italiano ammanettato nella notte in casa sua insieme a sua moglie per qualche piantina di canapa nell’orto? Portati via come i peggiori delinquenti lasciando soli una vecchia di novant’anni e un ragazzino di 14 in un casolare isolato?
Pochi mesi dopo la morte di Aldo Bianzino, la nonna del ragazzo è morta, forse per il dispiacere, la moglie è morta per malattia accelerata dallo stress. E’ rimasto il ragazzo, Rudra. Se fosse nato in qualunque altro Paese democratico, i suoi genitori sarebbero ancora in vita.
La coca in Parlamento e Bianzino massacrato per delle piantine di canapa, una famiglia distrutta. I colpevoli impuniti, chissà, forse premiati. Uno Stato criminale non saprebbe fare di meglio.