ma dove cazzo corri ?

in un immaginario scambio di idee con un libertario di AcrataZ …

Cosa succederebbe se non ci fosse lo stato, il governo?

William Godwin ha una risposta: che se gli uomini sono razionali, non occorre fare leggi razionali AL DI SOPRA di loro. Insomma senza il governo saremmo non meno razionali di adesso. Anche Stirner ha una risposta: al posto degli stati e delle società fatte a uso e consumo degli stati e di chi li possiede, si può avere l’Unione degli Egoisti, dove ciascuno sta perché sta bene, e non perché ci deve stare.
Beh, a dire il vero quasi tutti i pensatori anarchici e libertari hanno una risposta a questa domanda; se vuoi cercarle, non resterai a mani vuote.

Per le pensioni, io dico: facciamo un passo indietro. Perché si lavora? per mangiare? magari si lavorasse solo per mangiare! Perché le tasse? Lo stato si arroga il non dirti dove vanno esattamente i soldi che paghi tu. Per pagare un euro di ambulanze, intanto hai pagato tre euro di cacciabombardieri. Ti sembra corretto?
E per le pensioni in senso stretto, credi che una organizzazione non statale non saprebbe organizzare il mutuo soccorso? Invece sì, guarda la storia.

Per la pubblica istruzione, è una gran truffa. Ti obbliga a studiare certe cose piuttosto che tutte le altre, se ne frega di quello che sei e di quello che vuoi fare tu, e se alla fine di tutto il giro resti povero e ignorante come prima, il che è statisticamente arci-provato, ti dice che è colpa tua, che hai avuto le stesse opportunità degli altri ma hai fallito.
Ivan Illich lo spiega così: la scuola è l’agenzia pubblicitaria che ti fa diventare consumatore felice di un mondo di merda. Come fare? Illich pensava a un buono-scuola, quando hai voglia di imparare una cosa te lo usi. Un po’ come hai fatto tu leggendoti delle cose sull’anarchia… non te l’ha mica chiesto il prof di filosofia, vero?

Cosa sarebbe un paese senza leggi?
E che ci importa cosa sarebbe “il paese”? Che roba è “il paese”? parliamo di noi, delle persone. Gli anarchici pensano in generale che delle persone più libere sono più felici. Qui entra in gioco la paura di essere liberi: se io quando sono lasciato libero sto male perché ho paura, devo prima togliermela per poter essere libero da dentro, da me, autoregolandomi.

Chi stabilisce le regole se non c’è il potere legislativo ?
I diretti interessati! Anche la redazione AcrataZ ha delle regole, ad esempio i criteri di pubblicazione su AcrataZ, ma sono intese come un MEZZO sempre in discussione, non un dogma, un fine o non un dovere.
A proposito, ci sono moltissimi esempi storici di associazioni dove le regole valgono sono per chi le accetta: a parte i “soliti” anarchici, diverse associazioni legate nel diritto germanico, il consiglio degli indiani Irochesi, e anche cose molto istituzionali, come le corti d’Aragona fino a metà del sedicesimo secolo, o la Dieta polacca di un tempo. In realtà ogni federazione degna di questo nome ha caratteristiche simili, e puoi leggere su AcrataZ l’articolo su di Gigi di Lembo sul Federalismo e Carlo Pisacane per capire come il tutto può essere pensato su grande scala.

Che cos’è la libertà?
La tua libertà, solo tu la sai, momento per momento. Non puoi chiederlo a noi che cos’è… ma possiamo cercare insieme di essere sempre più liberi di essere felici.
Un buon punto di partenza per essere liberi sembra essere quello di fare una bella pulizia; togliersi la crosta di regole che ti vengono colate addosso sin dalla più tenera infanzia, e recuperare un poco di mobilità. Se non ti puoi proprio muovere è un po’ triste disquisire su dove andare.
Un punto interessante è che togliendoti tutta questa carcassa di paure e inferiorità, potresti stare male, sentirti perduto… quando vai in profondità devi capire bene cosa è tuo e cosa non lo è, cosa serve solo a chi te lo ha inculcato e cosa invece piace a te.
Personalmente non so se uno che NON conosce se stesso può comunque essere libero in modo sistematico e volontario, non accidentale; direi di no, ma non so.

Perché uno non può avere una idea da persona anarchica e nello stesso tempo essere cattolico?
Mmm. Mi sembrano cose contraddittorie. Il cattolicesimo che conosco benedice le dittature, le guerre, maschera l’ingiustizia del mondo con raffinati discorsi, delega tutto alla sottomissione, dice che ci saranno sempre i ricchi e i poveri, pensa che ci siano i dannati, è insomma classista, autoritario, antiegualitario per eccellenza. È vero che ad esempio Tolstoj era un anarco-cristiano; ma Tolstoj non era una beghina fascista, era cristiano in un senso molto umanista. La frase a cui ti riferisci, se c’è e la ha scritta la redazione di AcrataZ, vuol però dire un’altra cosa: che essere anarchici non è mettersi un dogma sul groppone, per cui anche la libertà non va pensata come Libertà con la “L” maiuscola, come cosa da adorare e di cui fare l’ennesima religione accettata passivamente, magari soffrendo e facendo soffrire per la maggior gloria di qualche potere, ma come una pratica comune, mutevole, che dipende da noi, e non da cui dipenderemmo noi.

In tutti i lavori o si è dipendenti o si comanda?
Bakunin dice che in termini di stivali si rimette senza dubbio all’autorità del calzolaio: come dire, se vuoi costruire un casa che non crolla e non sai fare i calcoli strutturali, è certo bene affidarti a qualcuno che li sappia fare: ma un conto è riconoscere le capacità di uno, un altro prenderlo per “capo” ed esserne dipendenti. Anarchicamente se uno sale sulla scala a piantare un chiodo, un altro gli può tenere la scala… ma non c’è certo relazione di dominio! Si può obiettare che senza strutturazione autoritaria del tipo capo/dipendenti la produttività crollerebbe.
E allora? è già completamente dopata! produciamo un sacco! e produciamo un sacco di roba che non solo non serve ma fa malissimo! E poi: sicuri? Sicuri che sotto la frusta le persone lavorino meglio che se hanno motivazioni proprie?
Attenzione: qui entra in gioco la “servitù volontaria” di La Boetie. Tanti accettano di essere dominati a patto di dominare qualche pesce più piccolo. E poi, c’è il vantaggio di defilarsi. Obbedire lima, liquefa e erode le persone, ma tutto sommato è più facile che farsi le cose da sé. Non a caso la democrazia attuale funziona così bene (cioè, male) quando quasi tutti si occupano di politica… quando? MAI. Pensa che casino succederebbe se invece di farsi di TV per tre ore ogni sera, ogni sera uno ci si chiedesse: che cazzo succede? dove corro? sono felice? sono libero?
Molti hanno notato che in un mondo anarchico si lavorerebbe nettamente di meno nei lavori classici, ma si lavorerebbe moltissimo nel “lavoro” di far funzionare gioiosamente l’anarchia.

“Il vero problema dell’anarchia: che sostanzialmente si basa su idee che per una comune persona possono sembrare irraggiungibili, o addirittura ridicole”
“Persona comune”, chi è? Quella che sociosbirri e psicopolitici, Auditel e Istituti di Stato-istica dicono che io sono, ovvero che io devo essere? Se continuiamo a ragionare in termini di “persona comune” continueremo a vivere sempre in un mondo di merda… sei tu la “persona comune”? sono io?
perché dovrei esserlo? e se non voglio?
“In questa testa ho una confusione che non immaginate neanche”
Buon segno, vuol dire che nella tua testa c’è vita!
Ciao!
Akratik