Antirazzisti contro i CIE (ex CPT)

21 marzo. Incursione in lussuoso ristorante per protesta contro il CIE
La sala Cavour del Ristorante del Cambio di Torino
Secchiate di escrementi sui tavoli del lussuosissimo Ristorante del Cambio.
E’ successo ieri sera, quando mezza dozzina di attivisti, ha dato l’assalto allo storico locale di piazza Carignano, nel cuore di Torino.

Intorno alle 20.40 qualcuno ha suonato alla porta e qualcuno ha aperto.
Sei ragazzi, vestiti di nero e tutti incappucciati, con in mano secchi maleodoranti di sterco e frattaglie, sono entrati urlando nell’elegante e storico ingresso. Poi la corsa verso la sala principale dove c’erano una cinquantina di persone.

Al grido di «libertà per gli immigrati» gli attivisti hanno scagliato il contenuto dei secchi, escrementi e frattaglie, contro i clienti.
Poi sono passati ai volantini per la «Campagna contro il centro di identificazione e espulsione di corso Brunelleschi».
Il gruppo è poi fuggito.
L’allarme è stato dato al 113 da camerieri e avventori, mentre il personale cercava di ripulire gli antichi velluti rossi che coprono le sedie e i divani del locale.
I titolari hanno cercato di ripristinare la normale funzionalità del locale, ma i clienti hanno preferito allontanarsi subito, storditi anche dall’odore nauseabondo che aveva avvolto le prestigiose sale care al conte di Cavour.

 

Neanche un calzino
20 marzo. Alle 5 di pomeriggio davanti alla lavanderia “La Nuova”, in via Santhià 34, nel quartiere Barriera di Milano, a Torino, compaiono una decina di antirazzisti. Suonano il campanello, si affaccia il titolare, srotolano uno striscione e iniziano a volantinare e a spiegare con il megafono ai passanti, italiani e stranieri, una cosa che nessuno ancora sapeva: che quella lavanderia ha un appalto con il centro di corso Brunelleschi. Che in quelle lavatrici vengono lavati i giacconi dei crocerossini che lavorano nel Cpt. Che quei giacconi sono sporchi di sangue, il sangue dei due reclusi che sabato scorso si sono tagliati le braccia per chiedere la libertà. Che quel sangue sporca tutti i panni che in quella lavanderia passano per essere ripuliti. Che non ci può essere nessuna pace con chi lavora per i Cpt. E che, pertanto, alla lavanderia “La Nuova”, in via Santhià 34, nel quartiere Barriera di Milano, a Torino, non bisogna più portare neanche un calzino. Il proprietario si difende dicendo che si tratta di un appalto piccolo, da pochi spiccioli. Pochi spiccioli a cui, ne siamo sicuri, potrà rinunciare senza patire troppo: in fondo da anni, ammette con orgoglio, lava i panni sporchi di diverse questure qui a Torino.

Console
20 marzo. Visita del console marocchino dentro le gabbie di corso Brunelleschi. Uno per uno, prende da parte una ventina di ragazzi e annuncia loro che ormai li ha riconosciuti e li farà espellere nel giro di qualche giorno. I venti sono disperati: molti di loro, prima di essere presi, lavoravano e sanno benissimo che non vedranno più gli stipendi arretrati. Emergono anche altre storie, di gente che ha vissuto in regola in Italia per anni e che ad un certo punto, perso il contratto di lavoro nel momento sbagliato, ha perso anche il permesso di soggiorno. Intanto, si scopre che uno dei tre (presunti) tunisini che una settimana fa si erano rivoltati contro l’espulsione è stato trasferito a Roma.

Volanti beffate
19 marzo. Presidio volante di antirazzisti di fronte al Cie di corso Brunelleschi. Il solito megafono, i soliti petardi e anche le solite palline gialle che volano nelle gabbie e che portano con loro messaggi di solidarietà per chi è ancora in lotta e informazioni su quello che succede fuori. Proprio all’ultimo minuto, arriva di filato una volante e dietro di lei un gruppone di guardiani dell’ordine, in borghese e di corsa. Gli antirazzisti si dileguano veloci, e nessuno viene fermato. Sulla strada del ritorno, c’è chi incrocia una bella colonna di lampeggianti che si stanno precipitando proprio dove oramai non c’è nessuno. Pernacchie e risate. Rimangono soltanto alcune scritte sul muro di cinta, tracciate con lo spray: “fuoco ai cpt-cie”, “la vostra sicurezza uccide”, “nessuno è clandestino”, “qui c’è un lager”; e sul marciapiede un cubo di legno con il messaggio “nel Cie di Roma oggi è morto un ragazzo di 24 anni, il medico non l’ha visitato la polizia l’ha picchiato e la Croce Rossa come al solito è rimasta a guardare. Non vi lasceremo soli a lottare per la libertà”. Da dentro, i reclusi contenti ringraziano.

«Assassini»
19 marzo. Quattro sconosciuti, con il volti coperti da sciarpe, entrano in serata nella sede della Croce Rossa di Torino e – gridando «assassini, assassini!» – gettano un secchio di vernice rossa nell’ingresso. La stessa parola «assassini», la vergano con uno spray sul muro esterno. Poi scappano veloci. Un «blitz», secondo la Digos, collegato alle lotte dentro e fuori ai Cie, intensificatesi dopo l’approvazione di alcuni pezzi del “pacchetto sicurezza” e dopo il rogo di Lampedusa.

Sangue a Roma
Era nell’aria da settimane, e ora è successo. Un morto a Roma, dentro alle Gabbie del Cpt di Ponte Galeria: sta male, chiede aiuto, e ne guadagna un bel pestaggio. Gli assassini? I soliti noti: poliziotti e crocerossini complici.
Un buco nero, Ponte Galeria. Chi arriva là passando da corso Brunelleschi a Torino dice: «Roma, quella sì, è Alcatraz». A tutto il movimento ragionare sul perché.
Ascoltate la diretta trasmessa da Radio Blackout e chiedetevi, seriamente, uno per uno: «ed io, che cosa posso fare perché non succeda più?».
Noi, da parte nostra, siamo stanchi di documentare tragedie del genere. Tragedie che non sono piovute dal cielo, ma delle quali si conoscono – con ampio anticipo! – mandanti politici, esecutori pratici e osservatori compiacenti.

Ascolta la diretta, e poi datti da fare. Oppure datti da fare subito, senza neanche ascoltare la diretta.
http://www.autistici.org/macerie